Il cognitivismo post-razionalista è un orientamento teorico in ambito psicologico e psicoterapeutico, fondato da Vittorio Guidano (1944-1999). Il cognitivismo post-razionalista si differenzia dal cognitivismo classico e dal neocomportamentismo, per il superamento del paradigma empirista: la realtà psicologica non viene più ritenuta oggettiva ed oggettivamente definibile, bensì è considerata come il prodotto dell'interazione tra osservatore e ambiente. L'individuo che osserva non reagisce semplicemente agli stimoli dell'ambiente, ma è in grado di rappresentarsi l'ambiente stesso. Nel metodo post-razionalista, il paziente è visto come un entità, un ‘sistema’, che evolve in equilibrio dinamico e progressivo e che si organizza continuamente attraverso momenti di disequilibrio. Il compito del terapeuta è far in modo che il soggetto riesca a spostarsi verso una riorganizzazione più equilibrata, verso cui sarebbe anche andato se fosse stato in grado, da solo, di assimilare discrepanze, emozioni che non ha capito, che non è riuscito a decodificarsi.
L’obiettivo della terapia, in questo caso, è quindi rimettere la persona in grado di assimilare il suo materiale, che nel momento di scompenso vive come distonico.
Il terapeuta, pertanto, interviene sul decorso di un sistema auto-organizzato (il paziente fino allo scompenso, funzionava) che ha già una sua direzione. L’importante è che non sia il terapeuta, a dare direzioni aggiuntive, magari consone con il quadro del terapeuta, ma che niente hanno a che fare con l’organizzazione strutturale di quel paziente lì.